Repubblica — 31 dicembre 2008 pagina 9 sezione: PALERMO
I bambini che giocano in piazza, le passeggiate domenicali all' ombra delle palme, il caffè sorseggiato al tavolo del bar, le carrozze in attesa dei viaggiatori davanti alla stazione e le partite a calcio organizzate dai ragazzini nella villetta restano solo un ricordo di chi in piazza Lolli ha trascorso la propria giovinezza.
Oggi a dare il benvenuto al passante in una delle piazze storiche della città ci sono una lavatrice e un frigorifero, che sbucano tra i numerosi cassonetti disposti poco distanti dalla statua dedicata al poeta Giovanni Meli. E questo è solo l' inizio del percorso. Fatta eccezione per il tratto di strada tra i due distributori di benzina e il marciapiede davanti ai pochi negozi di accessori e delle palazzine che si affacciano sulla piazza, lungo tutto il marciapiede che costeggia l' ex stazione ferroviaria, dismessa dagli anni Sessanta, ci sono cumuli di cartacce che la pioggia dei giorni scorsi ha trasformato in poltiglia, e rifiuti di varia natura: un tavolino di legno, un cartellone divelto, sacchetti di plastica, cicche, qualche ombrello rotto. Più avanti, all' altezza del giardino della vecchia stazione, ci sono due divani e una decina di bottiglie di birra vuote per terra.
Si tratta dell' angolo che la gente del posto ha soprannominato dei beddi chiaruti: qui, ogni pomeriggio, un gruppetto di persone consuma alcol in quantità.
«Era una piazza viva e pulita - dice Carmelo, 52 anni, residente - e adesso ci sono solo degrado e desolazione. Io faccio il cuoco, quando non lavoro mi fermo comunque qui a chiacchierare con gli amici». La piazza infatti continua ad essere un luogo di incontro per trascorrere qualche ora in compagnia.
«Ho trascorso in questa piazza tutta la mia gioventù - racconta Pietro Lo Bianco, 55 anni, amico di Carmelo - passavo qui intere giornate insieme agli altri ragazzini del quartiere. Trascorrevamo il nostro tempo nella villa a giocare a calcio. Il giorno dei morti giocavamo con le pistole appena ricevute in regalo. Ora c' è solo degrado, purtroppo». Orgoglioso, Pietro mostra delle foto in bianco e nero che risalgono a 50 anni fa e che ritraggono lui e la sua famiglia proprio in piazza. Ricorda perfettamente ogni angolo della piazza di allora: «Dove oggi c' è il venditore di caldarroste - dice Lo Bianco - c' era un chiosco che vendeva bibite e il proprietario dava sempre al cocchiere l' acqua per far bere i cavalli. Le carrozze sostavano tra la piazza e via Dante, all' altezza del giardino della ex ferrovia. All' interno del giardino - continua - c' era un bar con i tavolini. Poi, negli anni, quel bar ha lasciato il posto a un pub e, dopo esser stato un campo di bocce dove si riunivano i vecchietti della zona, adesso è abbandonato».
Sono poche le persone che, come Pietro, continuano a frequentare la piazza. Ma tutti condividono lo stesso pensiero: «Rivogliamo piazza Lolli pulita e curata com' era sino a vent' anni fa». C' è anche chi ci lavora da 19 anni, come Giovanni Tinnirello, che d' estate vende i fichi d' India e i meloni e d' inverno le caldarroste. E ancora chi ci lavora da 40 anni: «Eseguo piccoli trasporti con il lapino - dice un uomo con gli occhi azzurri e i capelli bianchi - faccio il trasportatore da 40 anni. Quando funzionava la stazione invece, scaricavo i vagoni. Prima era una bella piazza, adesso è trascurata».
Ogni giorno Salvina Vitellaro arriva puntuale all' appuntamento con Stellina, Diana e Poldo: sono i tre cani che la piazza ha adottato da circa dieci anni. Salvina poggia la borsa blu con dentro il cibo e intanto dà una sistemata alla cuccia allestita sotto il ficus. «Ho portato i croccantini e l' acqua - dice - frequento questa piazza da quando sono nata. Mia madre mi portava ogni domenica a passeggiare nella villetta oppure mi portava al cinema Dante per guardare un film. Adesso vengo qui solo per prendermi cura dei cani. Diana tempo fa è stata male e per curarla servivano 800 euro, così abbiamo fatto una colletta e l' ho portata dal veterinario».
E sullo stesso tratto di marciapiede, accanto al ficus, quando i pomeriggi non solo troppo freddi, alcuni vecchietti si organizzano per giocare a carte: «C' era il campo di bocce dove i vecchietti potevano riunirsi - dice Salvina - ma da quando l' hanno chiuso, il giardino raccoglie rifiuti di ogni tipo e i vecchietti sono costretti a stare per strada».
E se i tentativi di creare degli spazi ricreativi per i residenti sono finiti in una bolla di sapone, c' è ancora un luogo nella piazza che rappresenta un pezzo di storia: è il cinema Dante, nato come cineteatro per il dopolavoro ferroviario. «è stato progettato nel 1939 per ospitare una compagnia filodrammatica - dice Salvatore Siviglia, che lo gestisce da nove anni - la sua storia di cinema inizia dal dopoguerra. Oggi seguiamo una programmazione regolare con film di prima visione». A pochi passi dal cinema, all' angolo con via Selinunte, un segnale di vita viene da "Rossosiciliano", un piccolo wine bar nato due mesi fa: «Lavoriamo più nei week-end - spiega il proprietario Marco Genzardi - apriamo per l' aperitivo e stiamo qui sino a notte inoltrata. Il locale accoglie giovani che arrivano da varie zone della città, ma c' è anche qualche residente che porta a spasso il cane e si ferma a bere un bicchiere di vino».
SERENA MAROTTA
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/12/31/la-piazza-tenuta-viva-dai-ricordi.html
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