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mercoledì 15 settembre 2010

"Caro don Pino, vorrei..." Lettere da Brancaccio

'Caro don Pino, vorrei...' Lettere da Brancaccio
Repubblica — 30 novembre 2008 pagina 1 sezione: PALERMO


«CARO padre Pino, vorrei che tu portassi un po' di speranza nella mia famiglia e poi che mio padre non soffra più a causa del lavoro». Il lavoro, anzitutto. Poi la salute, lo studio, la pace, la giustizia sociale. In una sola parola: il futuro. L' almanacco di sogni e bisogni di Brancaccio è un quaderno formato protocollo posto su un leggìo della chiesa di San Gaetano. i cronaca) nicola merendino è la testimonianza del legame fortissimo tra don Pino Puglisi e gli abitanti del quartiere dove il parroco lavorò e fu ucciso da un killer di mafia, nel 1993. Un killer la cui presenza aleggia sinistramente anche nel quaderno dei sogni: «Purtroppo la persona che ti ha ucciso e accusato è un mio cugino - si legge in una delle tante pagine fitte di appunti e firme - perdonalo come Dio ha perdonato tutti noi. So solo che lui è pentito e legge la Bibbia», scrive qualcuno che ha un legame di sangue con Salvatore Grigoli, l' uomo che 15 anni fa premette il grilletto e che oggi ha scelto di diventare collaboratore di giustizia. L' album si trova nella chiesa di San Gaetano dal 1994: ce lo mise don Mario Golesano, successore di don Puglisi, per tenere vivo il «contatto» della gente del quartiere con il sacerdote ucciso. Don Maurizio Francoforte, il parroco arrivato a San Gaetano nello scorso settembre, non ha mai avuto il tempo di sfogliarlo. «Perché - spiega - le cose da fare in parrocchia sono tante e più urgenti. Ho solo scritto sopra la data dell' inizio del mio ministero qui a Brancaccio, un quartiere che per me non è tanto diverso da altri quartieri di Palermo». Ma la «normalità» di Brancaccio, sfogliando il quaderno, si intravede appena: disperata anche la situazione di «una madre in lotta»: «Interessati, ti prego, presso Dio, al cui cospetto ti trovi, per la mia famiglia che sta attraversando ogni genere di grave problema. In particolare ti affido alla preghiera mia figlia Sofia, una splendida ragazza di 21 anni che sta rischiando di perdersi», scrive Anna, che probabilmente si trova a che fare con il dramma della tossicodipendenza. E le difficoltà delle famiglie in un territorio a rischio come questo sono evidenti: «Assieme alla Madonna e al suo Figlio intercedi per me che sono sofferente, e per mio marito che si liberi dalla prigione e che diventi meno irascibile, fa che il lavoro gli vada bene. Dacci la pace», chiede una donna. «Il signore ci ha illuminati e siamo qui a pregare con te per la pace e la giustizia sociale», scrive qualcuno che attende il riscatto di quel quartiere oltre l' Oreto che spesso appare lontano anche dalla stessa Palermo. Il desiderio di migliorarsi d' altro canto è forte: «Aiuta me e Giusy a essere buoni genitori», chiede qualcuno lo scorso 30 ottobre. «Tu, modello di carità, aiutaci a non peggiorare in questo mondo di egoismo». I primi a volere un futuro diverso sono i più giovani, e tra di loro sono in molti a non avere mai conosciuto il parroco martire. Si sentono coinvolti dal suo carisma e vogliono realizzare qualcosa che possa migliorare la loro vita e quella di chi è loro vicino: «è la prima volta che ti scrivo, ti posso assicurare che farò qualcosa anche se piccola! La mia mente mi porta a sognare e sognando credo che qualcosa cambierà. Come hai detto tu: se ognuno fa qualcosa, tutto si può fare». Gli scrivono con calligrafia e grammatica ancora incerte e gli dichiarano affetto e gratitudine: «Caro padre, grazie a te, a mia madre con il parto cesario andò tutto bene. Anche la bambina adesso sta bene anche se quando è nata andava tutto male e invece ora va tutto benissimo spero sempre ringraziando sempre a te da Anna da Federica e da Francesca e da Simona. Ciao, ti voglio tanto bene asai». Un cuoricino alato sovrasta il messaggio. Così come un cuoricino alato sta nella pagina che qualcuno ha voluto dedicare alla zia scomparsa, raccomandandola a don Pino: «Cara zia Giovanna non piangere perché ti amiamo sempre. Da tutti, Zia Giovanna ti amo. Ciao amore x sempre». A Brancaccio il prete, del quale è in corso la causa di beatificazione, è già considerato un santo: «Tu sei già un santo, nostro contemporaneo, come padre Pio e Papa Giovanni Paolo II». Ed è per questo che sono innumerevoli le raccomandazioni che riguardano problemi di salute di persone care. «Caro Padre Puglisi ti prego per mio cugino che fra giorni affronterà un intervento... Mettici la tua mano e fa sì che tutti vada bene, dà la forza a mia cugina e ai suoi figli. Con amore, Giusy». «Ti prego, fa che lunedì negli esami non ci sia nulla di male, fallo per la mia bambina. Dammi la gioia di poterla crescere. Perdona i miei peccati», scrive un' altra madre in ansia per la sorte della sua creatura. I ragazzi, e non solo, hanno a cuore la scuola. E per tutti c' è sempre padre Pino: «Ti prego per l' anno scolastico dei nostri ragazzi», scrivono i genitori che gli chiedono di vegliare affinché a scuola vada tutto bene. Gli studenti si rivolgono a lui per ricevere protezione, mentre gli confidano i loro sogni: «Ormai la scuola sta finendo e io sono prossimo agli esami di terza media. Ti prego di aiutarmi e sostenermi sempre, anche dopo l' esame e fa che io possa uscire con un buon voto di licenza media perché così possa sempre essere di aiuto a tutte le persone del mondo e fa che possa esaudire il mio sogno: insegnare filosofia. Tvb» Don Puglisi, insomma, è ancora tra i suoi confratelli di Brancaccio. E loro gli raccontano tramite il quaderno quello che accade nel quartiere, così che sia sempre informato di tutto e possa vegliare: sulq quaderno sono annotati anche il cambio di guardia alla parrocchia e la nomina del nuovo presidente del centro Padre Nostro, l' associazione che lo stesso aveva fondato poco prima di essere ucciso per sostenere i giovani e in genere il quartiere nella scelta di una strada diversa da quella dilagante dell' illegalità. E non è un caso che sul quaderno trovino spazio anche delle vere e proprie confessioni, rese da parte di chi forse una volta ha sbagliato e oggi cerca il perdono: «Caro padre Puglisi, perché il mondo è così crudele e nessuno mi accetta come suo amico? Fa che tutti si convincano che io non sono un ladro. Prima o poi avrò giustizia? Tutti hanno sbagliato nei miei confronti, ci sto molto male che per queste voci mi abbiano privato del mio impiego più bello in parrocchia: l' archivio. Ero sempre disponibile con le persone. Sai ogni volta mi viene in mente il primo certificato che ho fatto per una persona di Bari, la prima pratica matrimoniale (che bei tempi!) Essere trattato da ladro anche dalle persone che sono arrivate da poco nella comunità è bruttissimo. Però io spero di essere trattato come 6 anni fa. Non sai quanto è brutto sentirsi dire da un' amica: "ti guardano tutti come se avessi fatto una rapina". Sai che è brutto? Ora ti devo salutare, ti raccomando di pregare per me, padre Mario e padre Maurizio. Tvb», scrive Gabriele, che prima di incappare in una disavventura faceva il collaboratore parrocchiale. Lui spera di avere giustizia, «prima o poi» e nel frattempo si raccomanda al sacerdote ucciso. Ma sull' album non ci sono solo i messaggi di chi abita a Brancaccio e spera nel cambiamento e in un futuro migliore. Su quelle pagine dove abitano i sogni del quartiere hanno voluto lasciare il segno anche tutte quelle persone che in questi anni sono passate a visitare la piccola chiesa diventata il simbolo dell' opera di evangelizzazione di don Puglisi e del suo martirio. E sono state tante le comitive di seminaristi, di scout o di semplici turisti che hanno voluto lasciare su quei fogli la testimonianza del loro passaggio, per dire il loro personale grazie a don Pino e lo prendono ad esempio per le sfide che si trovano davanti nei luoghi dove vivono. - NICOLA MERENDINO