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«Me ne sto lì seduto e assente, con un cappello sulla frontee cose strane che mi passan per la mente
avrei una voglia di gridare, ma non capisco a quale scopo
poi d'improvviso piango un poco e rido quasi fosse un gioco
Se sento voci, non rispondo / Io vivo in uno strano mondo
Dove ci son pochi problemi / Dove la gente non ha schemi[…]
Le braccia indietro forte spingo / E a questo punto sempre piango
Mio Dio che grande confusione, e che magnifica visione
un'ombra chiara mi attraversa, la mente[…] ».
Sono solo alcune strofe della canzone “Sognando” del cantautore Don Backy, che nel 1971 la
propose per la voce di Mina, e che racconta della pazzia, della vita di un malato di mente rinchiuso
in un manicomio, anticipando di almeno trent’anni la tematica del disagio mentale.
Allora c’erano i manicomi, aboliti poi con la legge Basaglia nel ’78. Proprio con Franco Basaglia
ha lavorato Renzo De Stefani, primario del Servizio di Igiene Mentale di Trento, ideatore degli Ufe,
Utenti familiari esperti, ovvero gli “esperti per esperienza”: pazienti o familiari che aiutano i malati
che stanno vivendo la loro stessa esperienza, affiancando i medici e gli operatori nell’accoglienza
del malato. Da Trento a Palermo: nasce a marzo del 2012 l’associazione onlus “Ufe Palermo”con
la dottoressa Lucrezia Notarbartolo come presidentessa e 24 iscritti e con la collaborazione degli
operatori del Modulo 1 del Dipartimento di Salute Mentale di Palermo ed in particolare della
dottoressa Grazia Guercetti, della dottoressa Chiara Majorana, della dottoressa Diana Dessy,
dell’infermiera professionale Caterina Sorce. «Presso il Csm di via Giuseppina Turrisi Colonna
– spiega la dottoressa Grazia Guercetti – a settembre scorso, si è creato un gruppo a cui hanno
partecipato utenti e familiari, che si è riunito per un ciclo di incontri psicoeducativi. Ciò è servito
– continua la dottoressa – ad approfondire alcuni aspetti della malattia mentale, delle relative
terapie, degli ambiti di cura, della legislazione che regolamenta la materia, oltre ad imparare a
comunicare adeguatamente sentimenti positivi e negativi. I partecipanti hanno quindi chiesto di
costituirsi in un gruppo di auto-mutuo-aiuto in cui utenti e familiari si confrontano, raccontando le
proprie esperienze, coadiuvati dagli operatori del Modulo 1. Da qui è nato il desiderio di costituirsi
in associazione, ispirandosi al modello trentino ed agli Ufe». L’intenzione dei membri è quella di
proporsi come Ufe nei Servizi di salute mentale. Presto quindi si passerà alla quarta fase: lo stage
presso la Cta, Comunità terapeutica assistita, il reparto di psichiatria dell’ospedale Civico e i Csm,
Centri di salute mentale.
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