Ha lasciato lo studio per dedicarsi ai cani. L' architetto Giovanni Abbate, 61 anni, oggi gestisce il rifugio Eureka, in via Valenza, nella borgata di Villagrazia. Una struttura immersa nel verde che ospita 80 cani e assicura loro un pasto, cure e affetto ma che per mancanza di spazio li costringe all' interno dei box.
Molti animali sono stati recuperati per strada, feriti. Altri lasciati legati al cancello del rifugio, e qualche cucciolo persino nel cassonetto. A ognuno di loro è stato scelto un nome. Da dicembre del ' 96, l' architetto Abbate si prende cura di loro. Una scelta che gli è costata 20 mila euro all' anno, sacrifici e non poche difficoltà: da quelle economiche a quelle burocratiche, sino all' intolleranza di qualche vicino disturbato dalla presenza dei cani. Due volte, negli anni scorsi, ha trovato i sigilli al cancello: la prima per un giorno. La seconda per un mese. Questo però non l' ha scoraggiato, anzi.
Nessun rimpianto per la sua scelta. E di fronte allo stupore di chi lo ascolta, l' architetto risponde: «Sono stato gratificato dalla professione. Ho cominciato realizzando un piccolo progetto per Ettore Cittadini, all' ospedale Cervello. Dopodiché, mi hanno chiamato tutti i vari primari. Sono stato pure assistente all' Università. Ho insegnato progettazione architettonica al liceo artistico sino al ' 93. A un certo punto, però, non riuscivo più a conciliare le cose - spiega - e quindi, nel 2003, ho deciso di lasciare lo studio e di occuparmi a tempo pieno dei cani».
Se ne è occupato da solo, per anni. Sacrifici ripagati con 340 euro l' anno. è questo l' ultimo contributo che nel 2004 il Comune ha stanziato per Eureka. Adesso ne servirebbero almeno 15 mila per le spese di manutenzione. Spese che l' architetto non può più permettersi, come pure il mantenimento dei cani. Per questo motivo, a partire da marzo del 2007, con un' ordinanza sindacale che viene reiterata, il Comune ha concesso ad Abbate un aiuto: ogni giorno, due operatori Gesip portano sacchi di croccantini al rifugio e lo aiutano a pulire.
L' amore per gli animali l' ha ereditato dal nonno materno, uno dei Villabianca, pronipote di Francesco Maria Emanuele Gaetani marchese di Villabianca, nobile e storico palermitano del Settecento. Con lui, nell' azienda agricola di famiglia a San Piero Patti, in provincia di Messina, Giovanni Abbate trascorreva l' estate finita la scuola. Erano gli anni Cinquanta. Lì viveva libero.
La stessa libertà che l' architetto vorrebbe dare ai suoi cani. «Cerco di tenerli nel miglior modo possibile, ma non sono liberi. Vivono reclusi all' interno dei box. è un carcere». Intanto, è difficile darli in adozione: «In un anno sono riuscito ad affidarne solo due - spiega. Bisognerebbe puntare sull' anno dell' adozione. L' iniziativa temporanea, fatta alla vigilia delle elezioni, non serve a nulla. Il Comune dovrebbe finanziare delle campagne di sensibilizzazione adeguate. Si dovrebbe cominciare dalle scuole». Giovanni Abbate è una persona serafica. Spesso si sente ripetere da qualche amico una battuta: «Sei prescrivibile dalla mutua?»
SERENA MAROTTA
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