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sabato 14 giugno 2008

Razza, sangue e un programma di guerra: «Mein Kampf»

14 giugno 1940. Le truppe tedesche occupano la Polonia: nasce il campo di Auschwitz


Sulla razza e sul sangue, si concentra il programma di guerra dell’uomo che ha compiuto i peggiori crimini contro l’umanità: Adolf Hitler. Un programma di guerra (più che una concezione politica) contenuto in un libro intitolato “Mein Kampf” (La mia battaglia) e scritto da Hitler durante i suoi anni di prigionia.[1]


Si tratta di un’opera in due volumi che racchiude la missione di tutta la sua vita: far trionfare, contro tutte le leggi false e artificiali, una legge naturale e sacra: quella della comunanza del sangue.


Hitler mira alla realizzazione di «una razza germanica pura», a preservarne la purezza del sangue, attraverso il controllo delle nascite e dei matrimoni. È nel sangue che risiede la forza o la debolezza dell’uomo, secondo il dittatore. La razza ariana ha dunque il ruolo di civilizzare il mondo e di dominarlo.


Hitler vede lo Stato come uno strumento, un “contenitore”, che ha una duplice funzione: all’interno, lo scopo è di riunirli, di proteggerli e farli arrivare al dominio. Lo Stato dovrà dunque vegliare affinché cessi ogni nuovo incrocio razziale.


Per adempiere all’interno alla sua missione, lo Stato ha due mezzi: la propaganda e l’educazione rivolta agli individui. La propaganda deve rivolgersi alle masse, deve essere efficace: non si indirizza al cervello, ma ai sentimenti della folla.


Poi c’è l’educazione: lo Stato razzista si preoccupa poco di far entrare la scienza nei cervelli. Prima corpi perfettamente sani, poi la formazione del carattere (sviluppo della forza di volontà e capacità di decisione), infine la cultura delle facoltà intellettuali. È di combattenti che il Reich ha bisogno, non di intellettuali. Una sola idea dovrà essere fissata nei giovani cervelli, l’idea-madre, quella della razza. Alla fine dell’educazione sarà consegnato al giovane tedesco un diploma di cittadino del Reich.


All’esterno, la missione dello Stato è quella di conquistare lo spazio necessario alla vita e alla dominazione naturale della razza ariana. È necessario isolare la Francia, il nemico della Germania. Compagni d’arme sono l’Italia e l’Inghilterra. Questo spazio da conquistare è a Est, è la Russia.


Da questo pensiero prende vita quella che dal 1940 diventerà una gigantesca fabbrica della morte: Auschwitz, il campo di sterminio e di concentramento centrale del Terzo Reich dove troveranno la morte ebrei, zingari e prigionieri di guerra sovietici.


[1] Allora capo del partito nazionalsocialista, fu arrestato nel 1923 per aver tentato un colpo di stato. Nominato nel 1933 cancelliere del Reich, poi diventato Führer della Germania dal 1934 al 1945.

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